Le quote rosa della discordia e le preferenze... Un paese confuso in cerca di una legge elettorale. L'Italicum lavori in corso.






Le quote rosa della discordia e le preferenze...
Un paese confuso in cerca di una legge elettorale.
L'Italicum lavori in corso.

La politica Italiana negli ultimi tempi vive momenti di confusione, di ideologie e di etica, incapace di essere il faro nella notte, e da troppo tempo "sconnessa" dalla realtà.

Amara visione, di una realtà che necessità di maggiore concretezza nella soluzioni dei problemi, di uno stato che arranca nell'auto gestione anche dei più semplici servizi.

In tutto ciò sembra che la legge elettorale diviene elemento prioritario, perché dalla legge elettorale saranno scelti  i futuri amministratori di questo stato.
Già come scegliere questi futuri politici?
Ed ecco che si lavora a proporre innumerevoli ipotesi.
Quando all orizzonte rispuntano fuori le famigerate "quote rosa" e non dimentichiamo le preferenze o meglio i listini bloccati....

Due concetti importanti.

Quote rosa, cosa sono?
Secondo la più comune delle definizioni si intende : ""quote minime di presenza femminile all'interno degli organi politici istituzionali elettivi e non. La richiesta delle quote rosa nasce dalla bassa percentuale di donne nel mondo della politica.
Vari paesi del mondo dove questa situazione di disparità è più accentuata (come l'India..)  stanno ricorrendo a strumenti legislativi per fissare le quote minime di presenza femminile nei rispettivi parlamenti.
Anche in Italia si è sviluppato il dibattito politico attorno al tema delle quote rosa, ma il disegno di legge presentato nel 2005 (dopo la bocciatura di un emendamento della legge elettorale ) non è stato mai definitivamente approvato.
Tuttavia, con legge 2011 n. 120 è stata introdotta nel nostro ordinamento una importante disciplina per le "quote rosa" negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate.
Successivamente con il D.P.R del 30 novembre 2012, n. 251 avente ad oggetto  la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo nelle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni, ai sensi dell'articolo 2359,del codice civile, non quotate in mercati regolamentati, in attuazione della legge 12 luglio 2011, n. 120" analoghe disposizioni sono state previste anche per le società controllate dalla Pubblica Amministrazione.""
Da qui è facile comprendere che laddove una società  non è sensibile nel rispettare la figura femminile, si debba ricorrere ad una serie di  legge, provvedimenti, emendamenti, per autodeterminate  i ruoli all interno della società.

Personalmente, però,  sono contraria alle quote rose, anzi contrarissima.
A parte il fatto che sarebbe discutibile a mio avviso un provvedimento, un emendamento che impone per legge e  non " meritocraticamente " la suddivisione dei posti di lavoro o potere come in questo caso.
Se le quote rosa servono per "distribuire" il  ''potere''  tra diversi generi, allora dovrebbero esserci anche le quote "senior"   e quelle   " young" e le quote "brutte"  e così via ...
Arriveremo paradossalmente anche alla quota "famiglia" ?
La selezione del "personale" dovrebbe avvenire per merito.

Un aforisma di F. Minacapilli dice: " le quote rosa...! Le donne in gamba non cercano spazi rosa, li creano"
Credo che sia esplicativo di come dovrebbero svilupparsi i meccanismi nella società.

Le riserve indiane non mi sono mai piaciute.
La meritocrazia non ha sesso.

Credo che ogni ruolo, ogni incarico debba essere ricoperto per merito.
E non mi sento un antifemminista nel dichiararlo.

È anche vero che per una donna è molto più difficile affermarsi, deve lavorare il doppio di un uomo spesso per ottenere gli stessi risultati, ma pur vero che ci sono tanti uomini che sono onestamente inopportuni a ricoprire certi incarichi, ma che continuano a ricoprire quegli incarichi...

Allora io, sarò sempre la pecora "nera" , ma preferirei essere meno "politicamente corretta " e "protestare" per le "quote di merito" e indignarmi difronte a soggetti inqualificabili, piuttosto che reclamare un ruolo solo perché donna.

Discorso a parte  merita l emendamento sulle preferenze.
Il voto di preferenza secondo una tradizionale definizione "è il voto espresso da un elettore per un candidato all'interno di una lista elettorale.
Il sistema elettorale usato per una determinata elezione può prevedere o non prevedere il voto di preferenza.
Se lo prevede, tra i candidati presenti in ciascuna lista vengono eletti quelli che hanno ottenuto più voti di preferenza, in numero pari agli eletti spettanti alla lista in base ai voti da essa ottenuti.
Se non lo prevede, gli eletti vengono scelti in base all'ordine in cui compaiono in lista; in questo caso si parla di lista bloccata.

Sull'opportunità di introdurre ed appoggiare  il voto di preferenza vi sono argomentazioni spesso opposte.
Indiscutibile che la "preferenza"  consente all'elettore un maggiore potere di scelta, permettendogli di scegliere non solo la lista, ma anche le persone da eleggere all'interno della lista, elemento positivo,perché  in regime di liste bloccate questa scelta è inevitabilmente  compiuta dalle segreterie dei partiti, e dalle dinamiche da essa dipendenti.

Dall'altro lato, però, alcuni autori e giuristi sottolineano che il voto di preferenza possa alimentare la "corruzione" e il "voto di scambio" .

Ora come ogni strumento tutto dipende dall'etica delle persone,
e a tal riguardo non ci sarà mai legge capace di gestire l'animo umano.

Comunque a  parte le considerazioni sopra esposte l emendamento  che ripristinava le preferenze, non è passato per 40 voti.


Infine vi sono gli emendamenti presentati dai piccoli partiti, i quali  vorrebbero abbassare la soglia di sbarramento dal 4,5 a 4% per i partiti all’interno di una coalizione.
La ratio è la rappresentanza delle minoranze.
L’emendamento presentato da Fratelli d’Italia  è stato bocciato: con  308 contrari e 215  Favorevoli.

Gessica Menichelli


Fonti: testi normativi giuridici.
Pubblicato su MIT e RL

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